Giuseppe Tricoli nacque a Palermo il 26 settembre 1932, da Matteo, bancario e da Maria Cilluffo. Dopo un’infanzia vissuta a Comiso, in provincia di Ragusa, a14 anni si trasferì a Palermo per seguire il padre, chiamato nel capoluogo siciliano per ragioni di lavoro.

E’ in questo periodo che si avvicinò alla politica cominciando a frequentare la federazione del neo-costituito M.S.I diventando ben presto il segugio ed il beniamino di Alfredo Cucco. Erano gli anni in cui si dibatteva il problema dei confini orientali italiani e la questione di Trieste divenne il cavallo di battaglia della gioventù di destra.Il giovane Pippo Tricoli fu uno dei protagonisti delle manifestazioni studentesche pro-Trieste italiana.

Fu in questa palestra politica che si formarono e si rinsaldarono quegli ideali di patriottismo, di anticomunismo, di solidarismo sociale, di rispetto dei valori morali, religiosi e familiari che lo avrebbero accompagnato per l’intero corso della sua vita di docente universitario, di storico e di Uomo.Ultimati con successo gli studi liceali, si iscrisse alla Facoltà di lettere e Filosofia dell’università di Palermo, dove si laureò con il massimo dei voti nel 1957, discutendo insieme al suo relatore, il professore Virgilio Titone, una tesi sugli “Aspetti del pensiero ultramontano in Sicilia” che ottenne il diritto di pubblicazione.

Sulla scia di tali successi scolastici conseguì la Borsa di Studio del Ministero degli Esteri, per un soggiorno in Spagna di due anni, dal 1957 al 1959, al fine di effettuare ricerche presso gli Archivi storici di Madrid e Sinancas.Da questo proficuo soggiorno spagnolo scaturì l’opera che lo avrebbe reso famoso in campo internazionale: “La deputazione degli Stati e la crisi del baronaggio siciliano (sec XVI-XIX )”. In quel periodo raccolse anche un abbondante materiale che avrebbe utilizzato per altri lavori scientifici pubblicati successivamente: “Le relazioni del Regno di Sicilia nel periodo Spagnolo”, “Un periodo del Governo Spagnolo in Sicilia, nella relazione del Vicerè Uzeda (1687-1696 )” e “I privilegi di Messina nella storia della città e della Sicilia:il ritorno della memoria”.

Dopo l’esperienza spagnola divenne assistente del prof. Gaetano Falzone, docente di Storia del Risorgimento presso la Facoltà di Magistero, che lo spinse ad abbracciare con entusiasmo le ricerche sulla storia del Risorgimento siciliano e sulla storia contemporanea in genere. Dopo avere insegnato per alcuni anni presso la scuola media inferiore, conseguì la libera docenza, ottenendo l’insegnamento di Storia moderna presso la Facoltà di Magistero dell’Ateneo palermitano. Nel 1972 ottenne l’insegnamento di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche, che mantenne e che gestì con passione ed impegno fino alla morte.

Nel I963 si sposava con Mirella Falzone, figlia del suo maestro, con il quale da quel momento i rapporti si approfondirono ulteriormente, arricchendosi di risvolti anche affettivi. La morte del suocero-maestro, avvenuta nel 1984, lo avrebbe colpito profondamente, infondendogli una amara sensazione di vuoto. Dal matrimonio nacquero tre figli maschi: Marzio, avvocato tributarista, prematuramente e tragicamente morto il 18 febbraio 2003, che aveva seguito con successo in politica le orme del padre, Fabio giornalista televisivo e docente della Facoltà di Scienze della comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma e Marcello consigliere provinciale alla Provincia regionale di Palermo.

Nel 1960, a 28 anni, Giuseppe Tricoli è segretario provinciale del Msi.Un anno dopo viene alletto consigliere provinciale. Mantenne la carica fino al 1969 e nel ’71 conquista il seggio all’Assemblea Regionale Siciliana dove sarà confermato per quattro legislature consecutive, fino al 1991. Sempre nelle file del Msi, dove diventerà componente della segreteria nazionale. Colpito dalla malattia che nel 1995 ne provocherà la morte, nel 1994 interviene al Congresso di Fiuggi sostenendo la linea di Gianfranco Fini che sancisce lo scioglimento del Msi e la nascita di Alleanza nazionale.

La politica era da lui intesa alla maniera aristotelica come impegno del cittadino nei confronti della collettività, come palestra di pensiero, come servizio alla Patria, come strumento di crescita civile e culturale della Nazione.Il suo impegno pubblico ebbe sempre una precisa caratteristica, sia nei momenti del successo che in quelli dell’amarezza: mai compromessi che comportassero anche un semplice cedimento in danno a quei principi morali che avevano ispirato da sempre la sua vita di Uomo, di storico e di politico. Non a caso nel suo partito era, e continua ad essere indicato, come simbolo di onestà, di coerenza, di equilibrio, di tolleranza e di intransigente lotta contro mafia e inquinamenti.

La politica, però, non lo distolse dagli studi storici. Fu in Assemblea regionale relatore della legge sullo Stemma e Gonfalone della Regione Siciliana, che avrebbe sviluppato in un’interessante monografia. Fin dai primi anni ottanta aveva deciso di dedicarsi allo studio del fascismo e della destra italiana sulla scia del revisionismo storico inaugurato da De Felice. I suoi studi in tale settore miravano a contribuire a dare alla destra italiana un forte spessore culturale e a favorire la diffusione di una cultura di derivazione idealista e gentiliana, che servisse a rompere il monopolio dell’intellighenzia marxista. Sono di questi anni: La Destra tra tradizione e storia in Adriano Romualdi (1983), Bonifica integrale e questione agraria siciliana tra storia e politica (1983), Il fascismo e la lotta contro la mafia (1984), Pirandello, la Sicilia e il fascismo (Discorso pronunciato il 22 gennaio 1987 all’ARS per la legge istitutiva del Museo Pirandello di Agrigento); Introduzione a Pino Romualdi (1989) , Risorgimento e Fascismo (relazione letta all’Università di Parma nel 1990); Mussolini a Palermo nel 1924 (1991) che aveva dedicato con gratitudine e commozione al padre e, infine, l’ultima sua creatura, una biografia su Mussolini, a cui tanto teneva, a cui lavorò, nonostante le atroci sofferenze, fino a pochi giorni prima della morte e che è stata pubblicata postuma. Quest’ultimo lavoro era il succo di una vita di studi, la meta a cui si era votato con ostinazione, quasi per dimostrare di poter battere sul tempo la morte. Purtroppo una malattia incurabile, vissuta per quattro anni con perfetta consapevolezza e con indomito coraggio, lo avrebbe condotto ad una fine prematura il 1 dicembre 1995 all’età di 63 anni.

Nel corso della sua vita ricoprì prestigiose cariche nel campo degli studi storici. Fu:

· Presidente del Comitato di Palermo e Componente della Consulta Nazionale dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano;

· Componente del Comitato direttivo della Società Siciliana di Storia Patria;

· Relatore e collaboratore della Rivista storica “Il Risorgimento in Sicilia”;

· Presidente e direttore della Collana storica “I Quaderni dell’ISSPE”, Istituto siciliano di studi politici ed economici;

· Vice-presidente dell’Accademia del Mediterraneo;

· Membro della Commissione Scientifica per l’edizione nazionale delle opere di Salvatore Salomone Marino (Ministero dei Beni Culturali);

· Componente della giuria del Premio Internazionale di Folklore G.Pitrè del Centro Internazionale di Etnostoria;

· Componente della giuria del Premio Nazionale giornalistico Paolo Borsellino, patrocinato dal Presidente della Repubblica;

· Collaboratore del Dizionario storico in lingua inglese “Europe since 1945: an Enciclopedia della Loyola University di New Orleans “.